Lunedì sera al Palace Hotel di Bari, Vincenzo Sassanelli, insigne Rotariano, con estrema attenzione e grande sensibilità d’animo ha esposto ai soci e agli ospiti del Rotary Club Bari Sud e del Rotaract Club Bari e Bari Agorà una relazione di particolare livello storico-culturale e di grande coinvolgimento emotivo. “Parole e musica di pace” è una ricerca personale e raffinata delle parole (intese come citazioni e documenti storici) e dei brani musicali che hanno formato il Relatore, insieme alla sua generazione, sulla strada della pace. Vincenzo, socio del Rotary Club Bari, Prefetto del Distretto 2120, ha ricoperto numerosissimi incarichi distrettuali, insignito di ben nove Paul Harris Fellow, ha iniziato illustrando alcune fondamentali tappe storiche raggiunte dal Rotary in tema di pace, atteso che l’Associazione ha promosso da sempre la cultura della pace e unisce alle parole anche l’azione.
Già nel 1914 a Houston, con l’avvento della Prima Guerra mondiale, i delegati al congresso del R.I. hanno adottato una risoluzione “per organizzare un congresso internazionale per la pace”.
Nel 1922 l’Associazione ha sancito come proprio quarto obiettivo il “propagare la comprensione mondiale, la buona volontà e la pace mondiale, mediante il diffondersi (di tali ideali) nel mondo degli affari e delle professioni tra le persone unite dal comune spirito del servire”.
Nel 1940 all’Havana i Rotariani hanno adottato in sede di congresso del R.I. una nuova risoluzione, con la quale hanno identificato “la libergiustizia, la verità, la santità della parola data e il rispetto dei diritti umani come elementi vitali per la pace mondiale”, concetti questi che poi sono stati nel 1948 il fondamento della Dichiarazione universale dei Diritti umani.
Nel 1945 a San Francisco quarantanove rotariani hanno contribuito alla stesura dello Statuto delle Nazioni Unite.
In quell’occasione il Rotary è stato premiato con lo status di “Advicer” e Paul Harris ha detto che “l’amicizia e la tolleranza, principi fondamentali del Rotary, sono utili per la pace nel mondo”.
A questo punto Vincenzo è entrato nel vivo dell’argomento, aprendoci lo sguardo sulle “parole di pace”: dall’art.11 della Costituzione italiana (“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli…; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni…”), al discorso di insediamento del Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini (“Si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita…Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire”), da Martin Luther King (“…trasformare le stridenti dissonanze della nostra nazione in una stupenda sinfonia di fratellanza…”) a Leopold Senghor teorico della “negritude” e fautore della corrente di pensiero dell’Umanesimo pacifico (“La spada noi la riporremo nella custodia della pace, perché il lavoro duro sarà la nostra arma vincente e il dialogo”), dall’operato di pace di U Thant, Segretario generale dell’ONU (è necessario “comprendere chiaramente il contesto in cui le forze dell’ONU operano… e il carattere nuovo e complesso delle operazioni di mantenimento della pace” un concetto che “si fonda sulla ragione, sulla cooperazione locale, sulla diplomazia, sulla buona fede, e non può né deve contare sulla forza armata, sulla potenza politica o sulla dominazione fisica o politica”) fino a Don Tonino Bello che esortava a diventare “Costruttori di pace”, ricordando il versetto: “il deserto diventerà un giardino… e la giustizia regnerà nel giardino... e frutto della giustizia sarà la pace” (Is. 32,15-17).
Siamo così arrivati alla “carrellata” delle “musiche di pace” che seguono anch’esse l’ordine cronologico degli eventi: “La Ballata degli eroi” di Fabrizio De Andrè (1961), ricorda il periodo in cui a Berlino i sovietici costruivano il muro; “Blowin’in the wind” di Bob Dylan (1963), la guerra del Vietnam, che faceva strage di una generazione di giovani americani e il movimento per i diritti civili trovava le sue prime forme di espressione; il musical “The Age of Aquarius”, rappresenta l'avvento di un'epoca nuova, di un periodo storico di cambiamento nel senso di libertà, comunicabilità, e armonia con la natura e l'ambiente; il gospel “We Shall overcome” di Joan Baez, una canzone pacifista che divenne un inno del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti; e ancora “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” dei Giganti (1967) a “Imagine”(1971) e “Give peace a chance”(1975), inni universali di pace e fratellanza,, entrambe di John Lennon; “Born in the USA” di Bruce Springsting (1984), un canto dolente sulla generazione dei reduci del Vietnam; “We are the world” (1985), una “antiwar song” scritta per raccogliere fondi da devolvere alla popolazione dell’Etiopia, afflitta in quel periodo da una disastrosa carestia.
Il Relatore ci ha fatto osservare che anche se i tempi non sono più quelli delle guerre sanguinose della prima metà del secolo scorso, e nemmeno quelli della guerra fredda, purtroppo in tante parti del mondo la pace è ancora molto lontana.
Ed è proprio per tenere alta l’attenzione e per scuotere le coscienze che Vincenzo ha scelto di far scorrere, su queste “musiche di pace”, le immagini delle atrocità che sono dirette conseguenze dei conflitti, “immagini che commuovono e graffiano l’animo di chi le guarda e ascolta le parole”, e fanno riflettere sul fatto che “fino a quando non ci sarà una vera giustizia sociale e ideologica, non potrà mai esserci una vera pace”.
Il tempo è volato e i pensieri conclusivi sono strettamente legati e connessi, con una circolarità perfetta, alle premesse degli ideali rotariani di pace.
La musica scelta per la conclusione è stata la poesia di Francesco De Gregori “La Storia siamo noi”.
La ballata è dolce e il messaggio che porta in sé è fortissimo tanto da essere più volte ribadito: siamo noi che vivendo e lavorando tutti insieme per il miglioramento della società possiamo superare ogni barriera.
“La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano”, ciò che di più terreno c’è al mondo, una verità semplice e vitale, presentata dalla metafora del vivere (“piatto di grano”).
La pace è stare insieme in armonia senza separarsi e l’invito finale, dunque, è quello di praticare solidarietà e pace.
Conclusa la relazione con un lungo e affettuosissimo applauso, Giorgio Papa, Presidente del Rotary Club Bari Sud, ringraziando e complimentandosi con Vincenzo Sassanelli per l’affascinante e toccante relazione, ha sottolineato il compito che spetta a ognuno di noi: portare pace e amore nei nostri cuori, per estenderli all’esterno nei confronti di tutti gli altri.
L’eccellente intreccio di parole e musiche sulla strada della pace, proposto dall’Amico Vincenzo, ci ha regalato una splendida serata di emotiva consapevolezza e di riflessione.
Grazie!
Articolo scritto dall'Avv. Carmen Russo